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Sentiero Scannamugliera: the real taste of Gargano


In foto: vista della Valle Scannamugliera


Se ami sudare sotto il sole cocente, se godi nell’inerpicarti su sentieri sdrucciolevoli e pieni di rovi, se sei talmente masochista dallo sfidare cani pecora (cane che bada alle pecore) solo per il gusto di poter urlare anche tu il tuo “TZA!” roteando un bastone sopra la testa come il più temerario dei pastori manfredoniani, allora il sentiero Scannamugliera fa proprio al caso tuo. Perché andare in Puglia per rilassarsi in una delle tante spiagge incontaminate o ingozzarsi di orecchiette, bombette e poprato come tutti i cr’stien’ nurmel (i normali cristiani) quando puoi morire disidratato su una mulattiera?


In foto: panorami dal Sentiero Storico--Naturalistico "Scannamogliera"



Informazioni utili prima di cominciare:

- l’etimologia del termine Scannamugliera ha due interpretazioni differenti: la prima deriva dal gotico "scanderh molerlh" ossia “forte e grande a salire”; la seconda ipotesi, più pittoresca e giusto un filino machista, deriva più semplicemente dal dialetto locale, ovvero da “scanna la moglie”;

- si passa da 210 mt a 871 mt s.l.m.;

- difficoltà: media;

- abbigliamento: le scarpe da trekking sono obbligatorie, il terreno è pietroso e spesso sdrucciolevole;

- tempo di percorrenza: dalle 2 alle 3 ore A/R (dipende dallo stato delle tue coronarie);

- compagni di viaggio: Clauz, la mia compagna nonché manfredoniana DOC e “il Pagano”, singolare personaggio locale ed esperto scacciatore di cani-pecora



In foto: panorami dal Sentiero Storico--Naturalistico "Scannamogliera"


L’impresa

dopo esserci alzati alle 5 del mattino in un inverosimilmente fresca giornata d’agosto e aver fatto colazione con dei leggerissimi croissant al cioccolato “formato famiglia”, ci siamo trascinati in macchina e nel silenzio più totale, mentre l’alba sorgeva timidamente dietro alcuni nuvoloni scuri, ci siamo avventurati alla ricerca della tipica pizza pugliese (una focaccia con pomodorini selvaggiamente spiaccicati dentro) per la seconda colazione, questa volta salata, richiesta esplicitamente dal Pagano.


Dopo aver espletato le esigenze del Pagano, avvocato e nota guida folkloristica locale, ci siamo diretti verso la frazione di Macchia parcheggiando l’autovettura nel piazzale antistante una scuola (o forse era un ufficio comunale, ahimè non ricordo con esattezza, ma dalla strada principale potete tranquillamente seguire il cartello marrone che indica il sentiero Scannamugliera). Da lì ha inizio una famosa mulattiera che anticamente veniva percorsa da pastori locali o pellegrini che, appunto, proprio da Macchia, si recavano alla Basilica di San Michele a Monte Sant’Angelo (Patrimonio dell’Unesco) per chiedere perdono, portando con sé una pietra la cui grandezza era proporzionata al peccato che avevano commesso.


in foto: Basilica di San Michele a Monte Sant’Angelo (Patrimonio dell’Unesco)


Il sentiero gode per tutto il suo tragitto di una magnifica vista sul mare ed è caratterizzato da scal’net (scalini molto grandi) che, come narra il Pagano, vennero scavati nella roccia dai pellegrini e dai pastori per agevolarne la risalita. Anche per questo motivo il percorso viene definito scala santa o percorso dell’angelo. Terrazzamenti, cave di tufo, rovi di more allietano il nostro passaggio e accarezzano la nostra golosità (più le more che il tufo), fino ad arrivare alla chiesa rupestre di Ognissanti scavata nella roccia e situata sul costone destro della Valle Scannamugliera.


In cima alla montagna, proprio ai piedi del borgo di Monte Sant’Angelo, dinnanzi al rione Junno, una Matera in miniatura, ci imbattiamo in un grappolo di camminatori locali che ci accolgono con affettuosi sorrisi e musica neomelodica napoletana (destando, e non poco, le ire del Pagano). Dopo esserci divincolati dai festaioli podisti compriamo della pizza alle cipolle, una delle tante prelibatezze di Monte Sant’Angelo, da un noto panificio locale e ci appollaiamo per qualche minuto al Belvedere, da dove si può godere di una meravigliosa vista sul Golfo di Manfredonia. Preso al volo un caffè ridiscendiamo lo stesso percorso fatto all’andata in lieta compagnia dei simpatici pensionati e della loro musica (un po’ meno lieto ne fu il Pagano che alla loro vista schiamazzò uno “TZA-TZA” pensando di riuscirli a scacciare come si fa con i cani-pecora).


In foto: vista del Rione Junno a Monte Sant’Angelo


Stremati ma contenti di ritrovare la nostra macchina intatta, le pecore che ci hanno preceduto sono state magnanime, torniamo a casa per un meritato aperitivo pre pranzo a base di friselle con il pomodoro e caciocavallo podolico.


E con la celebre frase pronunciata da Albert Einstein dopo essere stato sul Gargano:

“ogni cosa che puoi immaginare la natura l’ha già creata… compreso il cane-pecora”


mi congedo per un meritato riposino post pranzo estivo e m’racumman


Statt cuntent & statt culleghet

(Be happy & stay tuned)


Manuel Scimone





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